La seconda edizione del congresso sui tumori rari che si svolge in una cornice meravigliosa come la Villa d’Angri ha raccolto il gotha degli esperti nel panorama nazionale ed internazionale di queste patologie.
Durante i lavori abbiamo ovviamente trattato un numero ristretto di casi proprio per la loro complessità nel campo della diagnosi e della cura.
Il messaggio lanciato in questa due giorni è che finalmente abbiamo iniziato a tracciare le strategie di network attraverso l’opera di sensibilizzazione delle autorità, della governance sanitaria che a mio avviso è indispensabile per l’ottimizzazione delle cure e per evitare quegli sprechi in ambito sanitario tanto deprecati. Quest’appuntamento cade in un momento molto delicato per la regione.
In questi giorni si parla tanto di Terra dei Fuochi e dell’emergenza che riguarda l’ambiente e la salute. Io penso che le neoplasie rare costituiscano un modello interessante per tracciare i link che esistono tra le patologie tumorali e l’inquinamento ambientale. Oggi non disponiamo di elementi certi che ci portano in questa direzione. Solo quando avremo una sufficiente disponibilità di dati epidemiologici, che potrebbero essere forniti proprio dallo studio dei tumori rari, avremo la possibilità di validare l’incremento dell’incidenza in alcune aree a rischio mettendo in atto le ipotesi di lavoro biopatologico sull’aumento della cancerogenesi nelle persone esposte.